mercoledì 3 dicembre 2014

VIAGGIO NELL’ITALIA CHE TIFA ALL’ESTERO. PUNTATA N°1 – ITFC ITALIAN BRANCH


Ecco l'intervista rilasciata a Claudio, amico di "Rettilineo Tribuna"

Inizio oggi a parlare di un mondo che ho scoperto esistere, seppur in forme differenti, in occasione di un viaggio a Barcellona per assistere ad una partita del girone di Champions contro l’Inter di Mourinho, vinta 2-0 dai locali, quando in aeroporto mi sono imbattuto in un gruppo di sostenitori italiani del Barca. Immaginavo che i catalani avessero molti simpatizzanti italiani, ma il fatto di vederli organizzati, vestiti coi colori sociali, e pronti a tifare contro una squadra italiana no, mi ha stupito molto. Diciamo era come un limite mentale mio quello di non considerare questa ipotesi. Col tempo, nel web ho visto che esiste davvero un fenomeno, oltretutto in crescita, di organizzazioni di tifosi di italiani che seguono una squadra che milita in un campionato straniero, che va ben oltre al gruppetto “fai da te” di appassionati che, per esempio, si regalano un week end a Londra per vedersi una partita, ma sono del tutto equiparabili a gruppi di supporters, in alcuni casi veri gruppi ultras, come quelli italiani. Essendo questo blog vicino alla “gente da stadio”, ho pensato di contattare questi gruppi per parlare di loro e, per quanto posso, dargli più visibilità, perchè chi ha un livello di passione per lo stadio e per la propria squadra simile al mio merita comunque il mio rispetto, a prescindere da eventuali rivalità. Iniziamo oggi con l’ITFC Italian Branch, i tifosi italiani dell’Ipswich Town, coordinati da Simone Longo, che ho avuto il piacere di intervistare.
1) Grazie Simone per il tempo che mi dedichi. Prima domanda, forse banale perche ti avranno chiesto centinaia di volte, ma non posso non fartela: perchè proprio l’Ipswich? E’ la tua prima squadra oppure è una passione parallela ad una squadra italiana che segui e tifi?
Per me tutto è cominciato sin da quando ero bambino coi racconti di mio fratello, più grande di me, che ricordava molto bene le imprese della squadra legate agli anni in cui la allenava il mitico Bobby Robson culminati nella vittoria della coppa uefa del 1981. La mia passione poi è sbocciata definitivamente nel 2001 in occasione della sfida di coppa uefa contro l’Inter a San Siro, nello stadio della “mia” città. Riuscii pure a comprare i biglietti al primo anello blu (settore allora riservato ai tifosi ospiti durante le partite casalinghe dell’Inter) e coronare il mio sogno: quello di andare a tifare la squadra in mezzo ai suoi sostenitori! Da quella sera è stata passione allo stato puro! Poi negli ultimi anni, con la nascita del Branch, il tifo è cresciuto a dismisura! In Italia sono tifosissimo del Milan da quando sono nato.
2) Parlami della ITFC Italian Branch. Quanti tifosi raggruppate, come siete organizzati, e quante partite riuscite a vedere dal vivo.
Prima cosa siamo ufficialmente riconosciuti da club. Ad oggi siamo una cinquantina di iscritti e le nostre principali attività sono quelle di condividere la nostra passione, ritrovandoci a vedere le partite (quando sky sport inglese le trasmette) e giocando partite amichevoli di calcio a 5 e a 7 con gli altri branch di squadre straniere. L’appuntamento fisso per andare a Ipswich a vedere la squadra dal vivo è annuale ed è il supporters day. Si tratta di un evento che vuole riunire tutti i supporters club ufficiali di tutto il mondo; un’esperienza fantastica dove, oltre a veder la partita, incontriamo i giocatori, staff, leggende del club etc…è come una grande famiglia che si riunisce! Anche durante l’anno abbiamo contatti quasi giornalieri con tutte le componenti del club: siamo come un gruppo di amici o, ancor meglio, una grande famiglia! Quest’anno l’appuntamento sarà per il 21 febbraio in occasione del match casalingo contro il Reading, Se poi, singolarmente o a gruppi più piccoli, qualcuno ha la possibilità di andare a veder la squadra dal vivo più volte noi lo supportiamo il più possibile!
3) In Italia da qualche anno si è creato quello che chiamo “mito del calcio inglese”, ovvero un qualcosa che, chi più chi meno, prende sempre come riferimento quando immagina il mondo del calcio che vorrebbe. Dagli stadi, alla passione dei tifosi, alla mentalità, sembra che tutti vorrebbero vivere in Inghilterra. Tralasciamo un attimo il calcio giocato che personalmente tratto poco essendo più focalizzato sull’aspetto dei tifosi, in base alla tua esperienza ti chiedo quanto è realmente distante l’Italia dall’Inghilterra dal punto di vista dei tifosi, ovvero cultura, passione, fede e mentalità?
Distante anni luce! Credo sia soprattutto una questione culturale. Là la cultura sportiva è un’altra cosa. Aldilà dei risultati si tifa la squadra, è una questione di fede e lo si vede da come si rapportano con la squadra, senza isterismi, senza sfogare le proprie frustrazioni sulla squadra. Avete mai sentito in uno stadio inglese fischiare o contestare la propria squadra o un componente di essa? Prima di tutto viene il proprio club, la propria fede come una religione, ma senza isterismi e con grande serenità.
4) A prescindere dall’ovvietà dell’aspetto economico, è difficile per un tifoso Italiano assistere ad un match dell’Ipswich o, più in generale, ad una partita in Inghilterra oppure le loro prevendite sono davvero accessibili a tutti i tifosi, anche quelli meno esperti o che non si recano allo stadio abitualmente?
Ti dico solo che è molto più difficile andare a vedere una partita qui che là. Provare per credere!
5) Raccontami un aneddoto sull’ ITFC Italian Branch, o su una delle tue trasferte che ricordi di più.
Più che un aneddoto mi piace sottolineare il rapporto che abbiamo con tutti i componenti del club e per club intendo tutto ciò che ne ruota intorno. Siamo parte integrante del club e abbiamo uno stupendo rapporto di amicizia con tutti! Tifosi, giocatori, staff ex giocatori: siamo in contatto con loro (anche per vie private) 365 giorni all’anno. Tutto ciò è soprattutto per merito della società che vede il tutto, come già detto prima, come una grande famiglia ed è stupendo farne parte. È un rapporto talmente forte che fa si che quando andiamo a Portman Road la partita passi addirittura in secondo piano; ci si incontra e si fa di tutto per incontrarci ed è una festa. Su tutti John Wark (leggenda del club) viene apposta a salutarci quando siamo li, Simon Milton (ex giocatore che ora lavora per il club) non vede l’ora di incontrarci. Personalmente vi porto il mio esempio di amicizia che va aldilà di tutto, Ipswich compreso, che ho instaurato con Carlos Edwards. Carlos è un nostro ex giocatore e capitano che ora gioca a Millwall: anche se ha cambiato squadra con lui c’è un gran rapporto, ci sentiamo spesso al telefono o ci scriviamo ance solo semplicemente per chiederci come stiamo.
6) Per finire, cosa ne pensi della tessera del tifoso? Come verrebbe considerato in Inghilterra uno strumento del genere?
Io la vedo come un impedimento e un far passare la voglia di andare allo stadio. E credo che potrebbe essere considerato altrettanto dagli inglesi. Si parla di modello inglese e si attua la tessera del tifoso…a me in Inghilterra non mi hanno mai fatto una perquisizione allo stadio e questo dice tutto…
Simone Longo mi ha favorevolmente colpito per la sua disponibilità e per la grande passione che traspare subito leggendo l’intervista. Mi è stato segnalato dal mio amico Marco, tifosissimo anche lui dell’Ipswich, che non ha avuto dubbi nel respingere al mittente qualche mia perplessità iniziale nel contattarlo dovuta ad un pò di timidezza e paura che a loro non interessasse essere raccontati, ma me le ha respinte al mittente con un perentorio “chiunque ami il calcio inglese è gentile”. Leggendo il racconto di Simone mi ha impressionato molto il punto in cui spiega che la Società è la prima promotrice di un rapporto molto stretto coi tifosi, che ovviamente va al di là del riconoscimento istituzionale del proprio branch, ma che evidentemente si concretizza in un qualcosa di molto simile a quello che mi piacerebbe esistesse in Italia e che, nel mio piccolo a Novara, mi attivo da anni per replicarlo. Credo fortemente che, in particolar modo nelle realtà piccole, un società di calcio sia come una grande catena di montaggio, e i tifosi un indispensabile ingranaggio di questa macchina, e come tali debbano far parte della vita del club. Non devono necessariamente essere amici coi calciatori (e viceversa) seppur è bello se succede, come nella vita non è indispensabile essere amici dei colleghi, ma tuttavia serve avere un filo conduttore comune e remare dalla stessa parte. In Italia trovo che ci sia ancora un’incredibile resistenza e diffidenza da parte dei Club nell’aprire un rapporto più stretto coi tifosi, forse anche per colpa dei tifosi stessi italiani che tendono sempre a mitizzare la figura del calciatore finendo per stressarla solamente con richieste di autografi e magliette da esibire su facebook ai propri amici. Mi fa quindi piacere che l’Ipswich sia una Società, da questo punto di vista, modello.
Ma tornando all’ ITFC, mi ha colpito anche il quantitativo di gadget e materiale di buona fattura che hanno prodotto. Voi sapete quanto caro mi sia questo tema, e quanta importanza attribuisca al materiale griffato del proprio gruppo. Deve esserci un senso di appartenenza di primo livello che ti obbliga, quanto meno in casa, ad indossare i colori del proprio club, ma è anche importante esibire il marchio personale della propria crew (o gruppo, o firm, o chiamatela come volete). Sul sito loro ufficiale è possibile acquistare i prodotti ITFC, e trovare tutte le informazioni circa i raduni per vedere le partite dell’Ipswich. Se volete contattare Simone Longo, lo potete fare anche su twitter oppure inviando una mail all’indirizzo indicato sul sito.
Complimenti sinceri alla loro passione e alla loro organizzazione, vera gente da stadio, e mi auguro di ospitarli ancora in questa sede magari dopo il prossimo Supporters day oppure di andare a trovarli per vedere una partita in tele con loro.

http://rettilineotribuna.it/2014/12/03/viaggio-nellitalia-che-tifa-allestero-puntata-n1-itfc-italian-branch/

ITFCIB

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