sabato 18 aprile 2020

INTERVISTA: CARLOS EDWARDS

Per chi non mi conosce mi chiamo Simone, ho 37 anni e abito a Milano. Amo il calcio in tutte le sue forme, sono tifoso dell’Ipswich Town (e sono estremamente orgoglioso di essere il presidente dell’ITFC Italian Branch) e del Milan (la squadra della mia città). Non sono mai stato bravo a giocare a calcio ma mi è sempre piaciuto provare a giocarci, per divertirmi, con passione. Inoltre amo le maglie da calcio, la storia del calcio, i libri sul calcio, i film sul calcio, i videogiochi sul calcio…in somma non sono mai sazio di questo che è molto più di un gioco. Perché se fosse solo un gioco sarebbe fine a stesso; ma questa mia passione mi ha portato a conoscere persone, amici, culture, storie e mi hanno aiutato a rendermi quello che sono. E tutto questo lo vedo come la mia “football family” una parte fondamentale del mio essere e della mia vita.

Attraverso questo articolo vi voglio raccontare una delle più belle storie che mi è capitata grazie al calcio: quella della dell’amicizia con Carlos Edwards, il calciatore, che ora è diventato il “mio amico Carlos”… 

Akenhaton Carlos Edwards è nato il 24 ottobre 1978 a Diego Martin (Trinidad e Tobago).

S: “Akenhaton, c’entra qualcosa con il faraone?.”

C: “ Amo questa domanda… Si, mio padre mi ha chiamato così per il faraone e mio nonno mi ha dato il nome di un famoso pugile….è strano…

Quindi abbiamo i nomi di un famoso faraone e di un grande pugile di fama internazionale (Carlos Monzon); nessuno poteva sapere che quel neonato di strada ne avrebbe fatta e tanta…ma di sicuro questi nomi sono stati di buon auspicio quindi alla fine molto strano non è.

Carlos diventa calciatore, nella sua nativa Trinidad e Tobago giocando nelle squadre locali (Patna United, Queen’s Park CC e Defence Force) ma è col nuovo millennio che arriva la svolta: nel 2000 arriva la grande occasione e sbarca nel Regno Unito dove si afferma come calciatore di livello iniziando a macinare chilometri sulla fascia destra. Wrexham, Luton, Sunderland, Wolverhampton, Ipswich e Millwall in un viaggio lungo 16 anni di carriera professionale attraverso tutti e 4 i livelli del calcio professionistico inglese dalla League Two alla Premier League. Un viaggio ricco di soddisfazioni che lo hanno reso popolare e molto amato ovunque ha giocato. Nel 2016 ritorna in patria nelle file del Mau Pau Stars e nel Central FC. Dal 2017 Carlos è tornato nel Suffolk dove ricopre il ruolo di giocatore-allenatore del Woodbridge Town (squadra di non-league) e dal 2020, quando non impegnato con i Peckers, gioca anche con il Bury Town (altra squadra non professionistica del Suffolk). 

Carlos vanta un’ottima carriera anche a livello internazionale: ha rappresentato Trinidad e Tobago dal 1999 al 2017: con i “Soca Warriors” raggiunge l’apice nel 2006 quando partecipa al campionato del mondo. Tutt’oggi quella di Trinidad e Tobago è la rappresentativa della nazione più piccola in termini di estensione (la seconda in termini di popolazione, scavalcata dall’Islanda nel 2018 ) ad aver partecipato ai Mondiali.

S: “questo “miracolo” ti è valso un gran riconoscimento….

C: ”La Chaconia Medal è una medaglia che ci è stata data in premio per esserci qualificati alla coppa del mondo. Ci hanno dato la medaglia d’oro che è la seconda carica più alta che si può ricevere a Trinidad e Tobago.”

Non voglio soffermarmi tanto sulla brillante carriera di Edwards, facilmente reperibile in rete, preferisco passare al racconto del Carlos che ho avuto la fortuna di incontrare….

Da tifoso dell’Ipswich ho sempre ammirato Edwards quando l’ho visto giocare sia in TV sia soprattutto dal vivo. Duttile in tutti i ruoli sulla fascia destra, tecnico, veloce, intelligente: il nostro capitano era sempre costante, una sicurezza, uno su cui sempre fare affidamento. Ogni volta che mi apprestavo a seguire una partita (da tifoso ovviamente) non ero mai preoccupato per la sua prestazione sapevo che, qualsiasi fosse stato l’epilogo della partita, lui non mi avrebbe deluso. La differenza tra guardare e vedere una partita di calcio è quella di capire che non esiste solo chi fa gol: esiste una squadra e Carlos ha sempre svolto un ottimo lavoro nel suo ruolo dando il 100%. Ho sempre amato e apprezzato tutto questo e non è stato difficile per me considerarlo il mio giocatore preferito.

La prima volta che ho incontrato Carlos è stato nel marzo del 2013 durante del Supporter’s Weekend a Portman Road. Per quell’occasione avevamo pensato di premiare il giocatore dell’anno per il nostro branch e, per quanto detto prima, non avevamo dubbi su chi fosse. Grazie alla disponibilità del Club abbiamo potuto organizzare, quindi abbiamo fatto realizzare una targa e l’abbiamo portata con noi a Ipswich. La partita in questione era contro il Bolton e la premiazione sarebbe avvenuta dopo la partita: il match era molto equilibrato e teso fermo sullo 0 a 0 quando allo scadere proprio Carlos insacca il gol vittoria! Che dire…abbiamo portato fortuna?

Ricordo con grande emozione quei momenti, non sai mai che cosa aspettarti nell’incontrare un calciatore professionista: lo ammiri sul campo, ma al contrario di quello che possono pensare alcuni tifosi non lo conosci davvero, lo puoi solo idealizzare. Ma Carlos esprime allegria e simpatia al solo vederlo. Ricordo la consegna della targa, la foto di rito ma soprattutto la chiacchierata che ne è seguita (dove abbiamo scoperto di essere tifosi della stessa squadra italiana!) che mi ha lasciato colpito perché lasciava intendere che non sarebbe finita lì…. Ora non so il perché, ho avuto la fortuna di incontrare tanti calciatori e Carlos ha incontrato sicuramente ancora più tifosi, ma sin da subito mi è sembrato qualcosa di diverso. Sin dal primo momento non mi sono sentito trattato da lui come tifoso ma come persona; era come se la condizione calciatore-tifoso, che in queste condizioni è la normalità, fosse venuta meno e, ovviamente, ero molto contento di questo.


Infatti, una volta rientrato a Milano ricevo un Tweet da Carlos che ringrazia me e i ragazzi e da lì abbiamo iniziato a scriverci costantemente a tenerci in contatto: ci siamo rivisti anche l’anno dopo e non perché eravamo “obbligati” dalla consegna di un premio ma perché volevamo vederci. Tra l’altro Carlos quella partita non l’aveva nemmeno giocata e nonostante questo (incazzatura e difficoltà del momento) lui era lì per incontrare me e i ragazzi del branch. 


Poi la doccia fredda: Carlos lascia Ipswich. So che per un calciatore professionista il calcio è anche un lavoro e le cose possono cambiare rapidamente, e se ho potuto pensare che qualcosa sarebbe potuta cambiare nel nostro rapporto così non è stato.


Nell’estate del 2015 è avvenuto l’incontro con Carlos che forse preferisco: all’epoca ero in vacanza a Londra con Elisa (mia moglie) e Carlos era al Millwall, ma era convalescente da un brutto infortunio che lo aveva tenuto fuori per un anno. Ci siamo organizzati comunque e l’appuntamento è stato al The Den dopo la partita ed è stato bellissimo per quanto mi riguarda perché va aldilà della squadra dove gioca Carlos e va aldilà della squadra che tifo io. A testimonianza le parole di Elisa (era la prima volta che lo incontrava) dopo l’incontro mentre percorrevamo (a piedi!) felici la strada dal The Den a Tower Bridge (dove avevamo l’hotel): “non pensavo foste così amici, Carlos è davvero una gran persona!”.


I contatti non sono mai mancati negli anni, nonostante le nostre vite che cambiano, e l’ultimo incontro con Carlos è avvenuto lo scorso mese a Woodbridge.


Aldilà della distanza, aldilà di tutto: non so se rendo l’idea e non credo che queste mie righe esprimano al massimo le mie emozioni e la mia gratitudine, ma volevo cercare di far capire il Carlos persona e non calciatore. È stato un calciatore di alto livello ma ciò che più conta è che, aldilà del calcio, è una persona straordinaria, generosa, attenta e sempre disponibile.


Da qui nasce l’idea di questa intervista che ho il piacere di condividere…

S: “Eccoci qui Carlos, 7 domande come il tuo numero di maglia all’Ipswich….andiamo!

1)      S: “Sei legato all’Italia, non solo per essere nostro amico, ma anche perché tifi per una squadra Italiana: raccontaci come hai iniziato a tifare Milan e la tua passione per i Rossoneri…”

C: “Sono legato all’Italia perché vi amo ragazzi e sicuramente anche perché amo il Milan. Ho iniziato a tifare Milan quando ero un bambino a Trinidad e Tobago, e da bambino vuoi sempre vedere i migliori e lo erano, e lo sono tutt’ora per me. Non c’è nessun’altra squadra per me, ho sempre tifato per il Milan e i Rossoneri”


2)      S: “Qual è il tuo giocatore preferito di tutti i tempi, il miglior giocatore con cui hai giocato e il miglior giocatore che hai affrontato sul campo?”

C: ”Il mio giocatore preferito di tutti i tempi è Marco Van Basten, il migliore con cui ho giocato è Liam Miller (RIP) e il migliore che ho affrontato è Joe Cole: che giocatore!”

3)      S: “Hai giocato a Ipswich per 5 stagioni: fai la tua formazione con te e i tuoi migliori 10 compagni di quel periodo, scegli il modulo e mettiti nella tua posizione preferita…”

C: “3-4-3: Fulop; Berra, Delaney, Smith; Edwards, Leadbitter, Martin, Cresswell; Scotland, Murphy, Counago. Mi sono messo come esterno destro, io e Cresswell lavoriamo veramente bene come opposti sugli esterni”

4)      S: “Io e alcuni ragazzi siamo molto appassionati di maglie da calcio: quali sono state le tue preferite (una da casa e una da trasferta) che hai indossato nei tuoi anni rappresentando l’Ipswich?

C: “Le mie preferite sono quelle della stagione 2013/14 blu con le maniche bianche e quella da trasferta rossa con le maniche nere”


5)      S: “Quali sono i ricordi più belli della tua carriera?”

C: “I miei ricordi più belli sono la promozione e l’aver giocato in Premier League con il Sunderland, grandi ricordi!”

6)      S: “Ci siamo visti di recente a Woodbridge (dove sei giocatore-allenatore), questo spiega il tuo amore infinito per il gioco: continui a giocare a 41 anni mostrando la genuina passione per lo sport che amiamo… Hai giocato ai massimi livelli, come è giocare con calciatori non professionisti? E quali sono le principali differenze tra calcio professionistico e dilettantistico?”

C: “è sempre grandioso vedervi ragazzi e per il vostro supporto non potrei mai ringraziarvi abbastanza. Vivo e respiro calcio, e la passione che ho mostrato giocando ad alti livelli è la stessa che mostro oggi a 41 anni: giocare a livello amatoriale è comunque impegnativo anche se alcuni giocatori non la prendono sul serio. La differenza tra calcio professionistico e dilettantistico: i pro si allenano tutti i giorni e vengono pagati molto bene hahahahaha! I dilettanti amano veramente il gioco indipendentemente dalla folla sugli spalti e della paga anche se alcuni di essi adorerebbero e potrebbero giocare a livello superiore.”

7)      S: “Quali sono i tuoi progetti per il futuro?”

C: “I miei progetti per il futuro sono: un giorno allenare ad alti livelli, rivederci come sempre e uno dei miei sogni è quello di venire in Italia a vedere il mio grande Milan con voi ragazzi!”



S: “Ci vediamo presto in Inghilterra e ti aspettiamo qui a Milano per vedere una partita del Milan insieme allora….grazie per il tuo tempo Carlos…”

C: “Vi amo ragazzi!”

Avrei voluto fare un’ulteriore domanda a Carlos che era: “cosa pensi dei tifosi e che ruolo hanno nella vita di un calciatore?” ma poi non l’ho fatta perché pensavo non ce ne fosse bisogno e così è stato… ha già risposto da solo nelle varie domande a dimostrazione che a volte una storia di tifo può diventare una storia di amicizia.

GRAZIE CARLOS!

Simone Longo 
 ITFCIB

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